Al via anche a Vigevano il progetto Ambulatorio specialistico Pro Bono
Il programma ispirato a quanto già avvenuto in altre città mira ad aiutare quella larga fetta di “popolazione invisibile” che sfugge all’offerta del welfare pubblico. L’obbiettivo che l’equipe medica si prefigge è anche quello di ricerca e sperimentazione. Dopo un periodo variabile di 6 mesi/1 anno infatti il gruppo fornirà dati interessanti circa le realtà estreme presenti sul nostro territorio e le risposte che da esse si ricaveranno.
In particolare ha proseguito il Dott. Bellazzi: “Vogliamo cooperare con le strutture del welfare, non andiamo a sostituirle. Da qui a 6 mesi o qualcosa di più puntiamo ad avere risposte in termini di dimensioni della richiesta di consulenza specialistica, di tipologia dell’urgenza, di tipologia delle consulenze e delle prestazioni richieste, di cause della richiesta, di efficacia dell’offerta della consulenza gratuita fornita, di indirizzi di selezione dei referenti e di adesione, perché no, di altri specialisti“.
Al momento le prestazioni offerte sono Cardiologia, Diabete e malattie renali con il Dott. Bellazzi e la Dott.ssa Zorzoli. Endocrinologia con il Dott. Franceschetti, ORL e Consulenza specialistica ed Endoscopia con il Dott. Vecchi, Ostetricia e Ginecologia con il Dott. Crosti, Dermatologia con il Dott. Zaccone, Urologia con il Dott. Castagnoli, e ancora Senologia con la Dott.ssa De Simone e consulenze specialistiche dal Gastroenterologo il Dott. Lowson.
Il problema diviene quello di selezionare i pazienti adatti. In tal senso ci si affiderà a strutture referenti di coordinamento volontariato quali la Croce Rossa Italiana rappresentata da Andrea Motta, la Caritas con Claudia Boselli e l’Associazione Medici di Famiglia di Vigevano e Lomellina.
A rappresentare questa categoria alla conferenza stampa di presentazione del progetto c’era il Dott. Giorgio Rubino: ” Pazienti inseribili in questo ambizioso disegno potrebbero essere anche coloro che per differenti motivi sociali, economici, culturali o personali non vogliono andare a curarsi. Essenziale in quest’ottica diventa il confronto soprattutto con CRI e Caritas“.